Formatisi a Londra nel 1965 dall’unione del cantautore Syd
Barrett (Voce e chitarra) con Roger Waters (Basso, voce), Nick Mason (Batteria)
e Richard Wright (Tastiera), assumono il nome di The pink floyd sound
(successivamente al 1970 mutato in Pink floyd) dopo svariati cambi di monicker.
Guidati dal folle talento di Syd Barret diventano da subito elemento di spicco
della scena psichedelica londinese grazie alle loro frequenti apparizioni in
locali quali l’UFO Club, il Marquee o la Roundhouse.
EARLY SINGLES
È in questi anni che nascono le prime composizioni, ora
trovabili nella collezione postuma Early singles, che, seppur ancorate al sound
minimale e diretto di quel tempo colpiscono già per la visionarietà di Syd
Barret, il quale crea mondi surreali, colorati, naif, spesso raccontando storie di vita quotidiana. Musicalmente si intravedono già gli
elementi che caratterizzeranno tutto il primo periodo della band: rimiche
serrate, giri di chitarra sghembi, inserti psichedelici ottenuti con
strumenti improbabili, dissonanze, uso massiccio di feedback, distorsioni
estreme per l’epoca. I primi successi arrivano con See Emily play e Arnold Layne,
ma in questa raccolta troviamo anche altre perle, tra le quali Candy and a
currant bun, Julia dream, Careful with that axe, Eugune, quest’ultima fissa in
scaletta in sede live per molti anni e Scarecrow, l’unica traccia che comparirà anche
nel disco di debutto.
THE PIPER
AT THE GATES OF DAWN
Il 5 agosto 1967 viene dato alle stampe The piper at the
gates of dawn, debutto discografico ufficiale dei Pink Floyd. Potenza e psichedelia,
rock, blues ma soprattutto tantissimi spunti nuovi per quello che inizialmente
verrà definito Space Rock. Syd Barret è un fiume in piena ma non solo, è l’alchimia
dei quattro musicisti ad emergere dai solchi di Piper. Barret iniza a calcare la
mano, compaiono pezzi più articolati e incredibilmente accattivanti quali Astronomy
domine, Lucifer sam o Interstellar overdrive, cavallo di battaglia dei loro live, vicino ad altri totalmente
surreali quali The gnome o Bike. Ma è soprattutto dal vivo che i quattro si
fanno notare, ospiti fissi dell’UFO club, ogni venerdì sera diventa un evento.
La musica psichdelica prende vita e forma, ed ora è a portata di tutti. Ogni prestazione
è diversa dalla precedente: i pezzi vengono dilatati, stravolti, contorti, il
tema principale rimane, ma ciò che colpisce il pubblico è l’incredibile
capacità dei Pink floyd di improvvisare e creare continuamente, anche sul
palco. Fino a quando qualcosa si rompe…
A SAUCERFUL
OF SECRETS e MORE
In breve tempo i Pink floyd si sono affermati come la new thing
dell’underground londinese, fioccano le date e le richieste di nuovo materiale.
È probabilmente lo stress dovuto a questa situazione che prende il sopravvento
sul leader Syd Barrett il quale inizia ad abusare di qualsiasi droga, in
particolare l’LSD, ancora una novità dagli effetti semisconosciuti. Ma stress e droghe non sono cause sufficienti a spiegare l'alienazione di Barrett. Sulla sua figura ci sono centinaia di testimonianze, aneddoti, sono stati scritti fiumi di parole, ma tutt’ora non si
è riusciti ad afferrare e descrivere una personalità tanto particolare quanto creativa, tanto carismatica quanto fragile. Sta di fatto
che in quel periodo il consenso del pubblico verso i Pink floyd stava esplodendo, la band non poteva rischiare di
mancare il successo a causa dei problemi del suo leader, sempre più imprevedibile ed estraniato dalla realtà.
Per questo motivo, a malincuore, il resto della band decide di affiancare a
Barrett un vecchio amico d’infanzia, il talentuoso chitarrista David Gilmour il quale, per mesi, farà da supporto in sede live al sempre più distante
Barrett. A causa dei comportamenti di quest’ultimo sul palco, quali
suonare con chitarre completamente scordate, smettere di cantare per fissare invece un punto nel vuoto
o semplicemente non presentarsi ai concerti, inducono la band ad allontarlo
inserendo David Gilmour a tempo pieno. I due manager della band, in maniera
molto poco lungimirante, abbandonano il gruppo al suo destino per seguire la carriera di Barrett, la
quale si limiterà a due dischi solisti prima che il talentuoso cantautore sprofondi completamente
nella pazzia, nell’alienazione e nell’isolamento.
Da questo periodo nasce A
saucerful of secrets che, a dispetto delle difficoltà della band senza più
leader e in pena per le condizioni dell’amico, si rivela un altro
grande disco, completamente diverso dal debutto. I tempi vengono dilatati
ulteriormente, le atmosfere si fanno ancora più sognanti ed eteree: pezzi come
la title track, Let there be more light o Set the controls for the heart of the sun aprono la strada a
quello che diventerà il sound dei Floyd: sperimentale in ogni direzione. Non solo, iniziano ad emergere anche la classe di
Wright e l’eleganza di Gilmour, maestri nel creare tappeti melodici sulle
ritmiche ancora più ricercate di Waters e Mason. La psichedelia non è più naif
come nel periodo Barrett ma più onirica, i testi meno surreali cedendo il passo a una sorta di simbolismo: è nato l’embrione dei
Pink floyd come li conosciamo oggi.
A distanza di due anni da Saucerful esce Soundtrack for the film More, rivistazione delle musiche del lungometraggio di Barbet Shroeder. Accolto tiepidamente dalla critica e dai fans, More viene accusato di essere troppo disomogeneo e troppo folk rispetto ai lavori precedenti. Ciononostante contiene tracce importanti quali Green is the colour, l’aggressiva The nile song, la delicatissima Main theme e soprattutto Cymbaline: capolavoro assoluto nella quale Waters introduce per la prima volta un tema che in seguito comparirà spesso nei suoi testi: la critica al mercato discografico.
Cymbaline/Set the controls of the heart of the sun
M.M.
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