Continuiamo
la nostra passeggiata nella Verona
Barocca con la Chiesa di San Nicolò (nell’omonima piazza), uno degli esempi
più considerevoli di architettura barocca della città.
A partire dal
1602 i padri Teatini
si stabiliscono, su concessione del cardinale Valier, nella precedente chiesa
di San Nicolò e già a partire dal 1627 iniziano la costruzione di un edificio
più grande.
La vicenda
di riedificazione della Chiesa però è segnata da più di un evento. Prima di
tutto la peste del 1630, che decima, fra i tanti della popolazione,
anche alcuni membri dell’ordine dei Teatini, portano all’inevitabile
interruzione dei lavori. Dall’altra parte, proprio la letale epidemia sprona
sia le autorità pubbliche, sia alcune nobili famiglie locali – forse come forma
di ringraziamento per essere scampati alla peste- a finanziare con ingenti
somme di denaro l’ordine dei Teatini e l’edificazione della loro chiesa.
Il progetto
viene affidato all’architetto Lelio Pellesina, poi sostituito durante la
direzione dei lavori dal figlio Vincenzo. Secondo le previsioni originarie la
chiesa doveva apparire molto più magniloquente e grandiosa rispetto agli esiti
finali, ma le continue interruzioni dei lavori hanno probabilmente inficiato il
risultato. La facciata prevedeva un grande portico, con colonne colossali e un
prezioso fastigio di coronamento, e a incorniciare l’edificio erano stati
immaginati due eleganti campanili laterali. Il progetto della facciata (e anche
quello della cupola), in realtà, rimane solo un’intenzione pretenziosa su
carta: per molto tempo la chiesa resta priva della facciata. È solo dopo la
Seconda Guerra Mondiale che alla scabra superficie muraria viene sovrapposto
ciò che rimaneva della distrutta chiesa di San Sebastiano.
L’interno,
con la grande navata centrale, e con le cappelle laterali, si riallaccia alla
tradizione classicista. La cupola illusoria - espediente tipico delle
architetture seicentesche - svela subito all’osservatore la finzione che la
connota.
L’elemento
più rilevante è sicuramente l’altare progettato da Guarino Guarini,
concepito secondo una tipologia costruttiva – rintracciabile anche nelle sue architetture
– che decresce verso l’alto, come moduli sintattici montati insieme uno sopra
all’altro con sapiente maestria.
A presto
con Palazzo San Sebastiani o "dei diamanti".
JessB & ValeriaBigardi
Vedi anche:
Verona e il Barocco - 1. Il Palazzo della Gran Guardia
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Verona e il Barocco – 4. Palazzo Sansebastiani o dei Diamanti
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