Google+ Viaggio Senza Vento: dicembre 2013

lunedì 30 dicembre 2013

ARTE - Un 2013 di scandali, scoperte e record battuti


Il 2013 sta per finire ed è arrivato il momento di guardarsi indietro per cercare di fare il bilancio di un anno che ha portato nel mondo dell’arte record, scandali, scoperte clamorose e non poche soddisfazioni, in particolare per il panorama italiano.

Partiamo dai grandi numeri: 142 milioni di dollari (106 milioni di euro) per il trittico Three Studies of Lucian Freud di Francis Bacon, venduto martedì 12 novembre all’asta di Christie’s, New York. Il trittico scalza così il precedente record, detenuto da una delle versioni dell’Urlo di Munch, e si aggiudica il titolo di opera d’arte più costosa mai venduta ad un’asta.

Continuiamo sulla strada dei numeri da capogiro con Jeff Koons, che nel 2013 si è guadagnato il titolo di “artista vivente più caro al mondo” grazie alla vendita della sua famosissima scultura Balloon dog, per la modica cifra di 58,4 milioni di dollari.

record

15 mila sono invece i biglietti venduti in sole otto ore per la mostra-evento che in febbraio porterà a Bologna, e in particolare a Palazzo Fava, La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, uno dei quadri più conosciuti al mondo, al pari, secondo alcuni, della Gioconda di Leonardo e del già citato Urlo di Munch. Un’opera che da sola costituisce un ottimo motivo per visitare L’Aia e il prestigioso museo dove è conservata, il Mauritshuis, che però è chiuso da due anni per lavori di ristrutturazione e ampliamento. Ed è proprio questo il motivo per cui il capolavoro di Vermeer è “in tournée” in giro per il mondo! Dopo il Giappone e gli Stati Uniti, a noi sarà concesso di vederlo a Bologna, unica tappa non solo italiana ma anche europea. Certo 15 mila biglietti in otto ore per una mostra che espone praticamente una sola opera sembra davvero tanto! Ma d'altronde il curatore è il solito Goldin, definito dalla stampa “il Re Mida dell’arte”…

Vermeer

Per rimanere in tema, riportiamo la classifica delle dieci mostre italiane più viste nel 2013 stilata pochi giorni fa dall’ANSA. Al decimo posto una mostra ancora in corso: Impressionisti a Palazzo Pitti, che ha portato a Firenze 12 capolavori dal Museo d'Orsay e che a due settimane dalle chiusura totalizza 90.000 presenze. Al nono, con 94.665 visitatori, Da Botticelli a Matisse, volti e figure, di Goldin, nella sua edizione veronese presso il Palazzo della Gran Guardia, preceduta dalla padovana Pietro Bembo. L'invenzione del Rinascimento (100.000 visitatori). In settima posizione sempre Padova con la rassegna Brueghel. Meraviglia dell'arte fiamminga, allestita nel Chiostro del Bramante (140.000 presenze). Padova fa tripletta aggiudicandosi anche la sesta posizione con la mostra De Nittis, a Palazzo Zabarella (157.097). Quinta e quarta rispettivamente Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter a Palazzo Reale, Milano, e Manet. Ritorno a Venezia, che ha portato in Laguna, a Palazzo Ducale, i capolavori del pittore francese (molti per la prima volta in Italia) affiancati da quelli di Tiziano e di altri maestri del '500 veneto, da cui fu influenzato. Sul podio: Tiziano alle Scuderie del Quirinale con 204.371 visitatori, L'Anima e la Materia, rassegna che ha fruttato a Palazzo Pitti e a Forte Belvedere 208.814 ingressi per le opere dell'artista cinese Zhang Huan, e infine, a quota 475.000 presenze e oltre, svetta Il Palazzo Enciclopedico, esposizione internazionale della Biennale Arti visive di Venezia, in assoluto la mostra più vista nel 2013.

Biennale Venezia

Ma quello trascorso non è stato solo un anno di record! Vogliamo parlare della clamorosa scoperta, nell’appartamento di un anziano tedesco, di un vero e proprio tesoro? Ebbene, a quanto pare l’ottantenne Cornelius Gurlitt conservava nell’oscurità della propria abitazione di Monaco circa 1400 opere rubate a collezionisti ebrei o requisite ai musei dai nazisti, quando l’arte d’avanguardia era stata definita dal Regime “degenerata”. Una quantità inimmaginabile di opere di artisti come Picasso, Marc Chagall, Paul Klee o Henri Matisse erano state confiscate per ordine del Fürer nella sua folle campagna di epurazione dei musei: molte furono date alle fiamme, ma alcune si salvarono grazie a collezionisti o appassionati d’arte che le affidarono al mercato oltreoceano o le nascosero. Il padre di Cornelius Gurlitt, noto collezionista d’arte, vicino agli ambienti nazi, pensò evidentemente di trarre vantaggio da questa follia per incrementare, e non di poco, la propria collezione. Mai il governo tedesco avrebbe immaginato che opere credute scomparse per sempre, in realtà giacevano da decenni nascoste in casa Gurlitt. La clamorosa scoperta risale al 2012, ma è solo nel novembre 2013 che il responsabile legale delle illecite acquisizioni è finalmente stato smascherato. Si apre così uno scatenato dibattito sulla gestione e il destino dei beni artistici confiscati dai nazisti e commercializzati illegalmente, che ora vengono reclamati da ogni parte del mondo. Il 2013 chiude un caso e ne riapre un altro, come si concluderà l’odissea di queste opere prima condannate, poi latitanti e ora ambitissime?

Vi sconcerta sentir parlare di censura di opere d’arte? Eppure i nazisti non furono né i primi né gli ultimi purtroppo! Persino in tempi non sospetti, come il nostro “evoluto” 2013, ancora si sente parlare di censura. Si tratta del caso dell’artista russo Konstantin Altunin, che in una delle sue opere ha rappresentato il presidente russo, Vladimir Putin e il primo ministro Dimitri Medvedev, in mutandine e reggiseno. Inutile dire che il Cremlino non l’ha presa bene e l’artista ha dovuto lasciare la Russia.
Altra opera che ha sollevato un gran polverone è Eggs Benedict, un ritratto di Benedetto XVI realizzato con 17.000 preservativi dall’artista statunitense Niki Johnson proprio nella settimana in cui il papa tedesco presentò la sua rinuncia.
Non sono certo da meno i Fidel Castro, gli Hugo Chávez, i Francisco Franco (etc.) congelati in frigoriferi da bar dall’artista Eugenio Merino, il quale ha sconfitto la censura ignorando le rimostranze della Fondazione Franco spagnola.

Putin Eggs Benedict Always Franco

I casi eclatanti non finiscono qui! Che dire dell’allarme falsificazioni? In giugno è stata sgominata una banda di falsari che operava in Germania, Svizzera e Israele. Per non parlare del caso Alexander Chernov, mercante moscovita, finalmente smascherato, che durante la sua lunga carriera pare abbia prodotto circa 800 falsi di opere di avanguardisti russi. Immaginatevi cosa devono aver provato quei poveretti che hanno pagato milioni per un Kandinsky o un Malevich e hanno poi scoperto che in realtà si trattava di “un Chernov”…

Ma ogni brutta notizia per fortuna viene bilanciata! L’anno si chiude con la scoperta di quattro inediti: un’opera giovanile di Picasso, un Klimt , un Velázquez e dulcis in fundo un Van Gogh.
A settembre il Museo di Amsterdam dedicato all’artista si è arricchito di un Tramonto a Montmajour che giaceva senza identità in un attico norvegese. Il direttore del museo, Axel Rüger, l'ha descritta «un’esperienza che si vive una sola volta nella vita», aggiungendo: «è già una rarità il fatto stesso di poter aggiungere un nuovo pezzo all'opera dell'artista. Ma quel che rende la scoperta ancor più eccezionale è che siamo di fronte a un lavoro di transizione, a un dipinto di grandi dimensioni, del periodo in cui l'artista era al culmine della carriera. Un evento di tale portata non s'era mai avuto nella storia del Van Gogh Museum».

Van Gogh

Dopotutto il 2013 si era aperto bene: in gennaio le autorità britanniche hanno recuperato il Giardino del pittore francese Henri Matisse rubato dal Museo di Arte Moderna a Stoccolma 25 anni fa e in marzo il Ritratto del padre di Rembrandt è stato restituito al Museo della città di Novi Sad, in Serbia, rinvenuto a una settantina di chilometri da Belgrado dopo 7 anni.

Matisse Rembrandt rubato

Ma avevamo detto buone notizie per l’Italia no? Ebbene sì! Alla fine di questo 2013 festeggiamo due successi, uno antico e uno contemporaneo: il 21 dicembre i Bronzi di Riace sono finalmente tornati in bella vista al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (Buon Natale!) e, sempre in dicembre, l’artista Blu (originario di Senigallia ma bolognese di adozione) è entrato nel gotha dei top ten street artist insieme ai celebri Banksy e Keith Haring.

street art

Per il 2013 è tutto, non mi resta che augurarvi tanta tanta arte anche nel 2014!

domenica 29 dicembre 2013

MUSICA - Top e flop del 2013



david bowie, black sabbath, elio e le storie tese, daft punk, nine inch nails, carcass, motorhead, iggy pop

Il 2013 è stato un anno particolarmente ricco di uscite discografiche. Tanti, troppi dischi. Ottimi, buoni e meno buoni. Impossibile citarli tutti né tantomeno stilare una classifica, neppure raggruppandoli per genere. Che fare allora? Speriamo sia una buona idea segnalarvi quelli che ci hanno colpito di più, in positivo e in negativo. Chiediamo venia in anticipo per eventuali dimenticanze.

Tanto per cominciare è d’obbligo nominare il ritorno sulla scena del Duca bianco, David Bowie, che dopo ben 7 anni dall'ultima apparizione sul palco torna con The next day, un album di pop-rock eccelso come non sentivamo da.. 7 anni. VOTO: starman.

Altro grande ritorno di fiamma è 13 dei Black Sabbath, nuovamente con Ozzy dopo ben 33 anni. Un disco che spazza via ogni dubbio che poteva essere nato durante l’odissea della reunion. Il tumore di Tony Iommi e la sostituzione di Bill Ward, il batterista originale, con Brad Wilk (Rage against the machine, Soundagrden, Audioslave) non hanno intaccato di un millimetro il peculiare sound della storica band di Birmingham. VOTO: bentornati baffoni!

Sempre in ambito “pesante” è clamoroso il ritorno dei Carcass, anche loro dopo un periodo lunghissimo (18 anni da Swansong). Surgical steel è un disco così completo, complesso e ben suonato che figura in tutte le classifiche, non solo rock e metal. VOTO: chapeau!

Per quanto riguarda l’Italia molto bene i Calibro 35 che giungono al loro 4° album ufficiale, per la prima volta completamente composto da inediti. Traditori di tutti non raggiunge forse la qualità e l’immediatezza dei primi due dischi, ma li conferma comunque come una delle punte di diamante di un panorama, quello italiano, sempre più misero di spunti interessanti. VOTO: áncora di salvezza.

Perfino gli Elio e le storie tese se ne sono usciti con un disco a dir poco scialbo, L’album biango, che si salva giusto per quei due/tre pezzi che l’hanno anticipato sui palchi di Sanremo e del Concerto del Primo maggio. L’apice del disco è probabilmente proprio il brano dedicato a questo "rivoluzionario" festival. VOTO: più biango non si può.

Per quanto riguarda l’elettronica vanno nominati sicuramente i nuovi, Nine Inch Nails, Hesitation marks, e Daft punk, Random access memory, votato quasi più al funk che all'elettronica. La spasmodica attesa che li ha preceduti non viene però soddisfatta completamente, in entrambi i casi infatti è soprattutto il mestiere a far da padrone. VOTO: tanto tuonò che non piovve.

Tornando al rock nominiamo Aftershock dei Motorhead, il loro miglior disco da molte uscite a questa parte, e Ready to die dei redivivi Stooges, nudo, crudo e con un Iggy Pop in forma come non mai. VOTO: è un genere per vecchi.

Per quanto riguarda lo stoner-rock nuovo disco anche per gli storici Clutch, più che discreto, e per i mutevoli Queens of the stone age, che con Like clockwork hanno svoltato verso lidi decisamente più introversi e cupi. A proposito di cupezza come non citare anche il nuovo Nick Cave, Push the sky away, atmosferico, riflessivo e sensuale come non mai. VOTO: alegher alegher...

Nella musica estrema citiamo assolutamente il nuovo Darkthrone, The underground resistance, il loro prodotto migliore dalla svolta anni’80. VOTO: nothing to prove, just a hellish rock’n’roll freak!
Canto del cigno invece per i Cathedral con The last spire, i quali chiudono il cerchio discografico tornando alle funeree atmosfere del debutto Forest of equilibrium, senza però raggiungerne l’intensità. VOTO: ebony tears.
L’ottimo Asa dei Falkenbach è il consueto viaggio onirico in terra vikinga così come il nuovo, attesissimo, Summoning, Old mornings dawn, fa rivivere nel nostro stereo tutta la magia dei mondi lontani di Tolkien. VOTO: Valhalla&Valinor Snc.

Tra le delusioni segnaliamo invece i nuovi Megadeth, Super collider, e Dream theater, omonimo, entrambi ombra di sé stessi da ormai più di una decade. VOTO: mobbasta veramente però.

Infine John Fogerty, con Wrote a song for everyone, ripropone i brani più famosi dei Creedence, riarrangiati, risuonati e ricantati con diversi ospiti. In maniera disastrosa però. VOTO: pugnalata al cuore.

Per fortuna alleviano la sofferenza gli Smooth beans, piacevole sorpresa spagnola, che con l’onestissimo Keep talking mantengono in vita un genere spesso maltrattato, il reggae, senza strafare ma divertendo e divertendosi. VOTO: let it go!


Buon ascolto!

M.M.

Vedi anche:

[Recensione] - Triptykon - Melana Chasmata (2014)
[Recensione] - The Black Keys - Turn blue (2014)
Pink floyd in pillole #1
Addio a Manlio Sgalambro, lunga vita a David Gilmour
Tony Iommi, l'episodio della mano amputata
[Live] - Calibro 35 a Barcellona
[Temi] - La pioggia
Buon compleanno a David Bowie!
[Temi] - Il passato
[Temi] - La città
Auguri a Jim Morrison!
Auguri a Ozzy!
 

giovedì 26 dicembre 2013

CURIOSITÀ/VIAGGI - Un Natale tra cozze, calimocho e il Signor Spock




I voli low cost diretti Santander Milano (BG) sono sospesi da ottobre ad aprile, ma non tornare a casa per Natale sarebbe stato un caso di stato per le nostre famiglie. Così avevamo prenotato un volo di sola andata per l’Italia con scalo a Parigi il 18 dicembre, 30 euro a testa, due voli, non male. Si è presentato però un piccolo problema: non c’erano voli per tornare qui, a Santander. Non prima di metà gennaio e non sotto i 300 euro comunque. Ed è così che (più o meno…) a malincuore abbiamo deciso di restare in Cantabria anche per le feste natalizie. Presa questa decisione abbiamo subito capito che passare per la prima volta il Natale completamente via da casa non sarebbe stato “normale”. Certo non immaginavamo sarebbe stato COSÌ diverso...


Ma andiamo con ordine. Il programma era questo: vigilia tranquilla con spesa alimentare importante e pomeriggio passato a cucinare leccornie. Nella fattispecie: tartine al salmone e burro, ‘mpepata de cozze con pomodorini freschi, spadellata di gamberoni al curry in farina gialla, bruschette olio e origano, biscottini al cioccolato. Dopo cena pensavamo di uscire per il consueto scambio di auguri con gli amici locali, per poi passare il giorno di Natale spaparanzati tra lasagne e maratona Star Trek (ebbene si, abbiamo di recente riesumato la prima serie, quella degli anni ’60, così TRASH da fare il giro e diventare stupenda).


MA…


Se c’è una cosa che ho imparato bene è che c’è sempre un “ma” quando stili un programmino così perfetto e tranquillo. Il nostro MA si è manifestato con tutta la sua spontanea arroganza già la mattina del 24: Jessica ha avuto gravi problemi di stomaco subito dopo la colazione, la quale ha deciso di ripercorrere l’esofago in retro ripresentandosi sotto forme che noi umani non possiamo immaginare. Beh poco male, la giornata è lunga e ad ogni problema c’è sempre almeno una soluzione. Dopo un paio d’ore di riposo al caldo infatti lo stomaco sembrava tornato ok. Come biasimarlo, voleva santificare le feste anche lui. In ogni caso, per precauzione, abbiamo evitato cibi elaborati per pranzo: farfalline in bianco. Al momento ci è sembrata una mossa particolarmente felice e definitiva. Ah, quanta ingenuità! Andiamo a fare la spesa per preparare le leccornie di cui sopra. Rientrati a metà pomeriggio arriva un’inaspettata telefonata, è Carlos! Si sente una folla in sottofondo. Ci informa che qui funziona così: la vigilia di Natale ci si ritrova tutti (e poco dopo abbiamo scoperto che tutti vuol dire proprio tutti…) in Calle Peña Herbosa, una via del centro che tradizionalmente si riempie il 24 dicembre. Obiettivo: scambiarsi gli auguri con qualche (tanti) brindisi. Non volendo perdere questa curiosa tradizione ci prepariamo in quattro e quattr’otto e ci avviamo a piedi verso il centro. C’è vento ma non fa freddo, siamo sui 15 gradi, e soprattutto non piove. Scavallato il passo che ci divide dal centro scendiamo la solita bajada, e giunti nelle vicinanze della calle dove ci aspetta Carlos troviamo qualcosa di inaspettato: TUTTA Santander è in quella piccola stradina, lunga poco più di 100 metri, larga 10, stracolma di gente festosa che tracanna degli improbabili ed enormi bibberoni. L’età è variabilissima, come spesso accade da queste parti. Lo scopo è brindare e festeggiare tutto il pomeriggio  con gli amici per poi cenare allegri (eufemismo) con le rispettive famiglie. Incredibilmente, nel marasma riusciamo a trovare Carlos e compagni. «Eh bene, siamo nella fiesta, è Natale, infiliamoci subito in un locale e ordiniamo anche noi un bibberone!». Peccato che entrare in un locale dove ci sono più corpi umani che molecole d’aria è un‘impresa titanica, figuriamoci ordinare da bere. Decisi però a voler brindare in qualche modo, ci allontaniamo dalla stipatissima Calle Peña Herbosa per cercare un'alternativa. Detto fatto, troviamo un minuscolo mercado che ha da offrire nientepopodimenoche un Lambrusco emiliano da ben 1,75 euro. Come sia arrivato in una bottega di due anziani santanderini resta tutt’ora un enigma irrisolto. «È lui! Prendetelo!». Fieri del successo delle nostre gesta usciamo dal negozietto con la nostra bottiglia rossastra e dei vasos de plastico, peccato che prima di riuscire a tornare in Calle Peña Herbosa scoppia il diluvio universale. La via si svuota rapidamente ma incrociamo Carlos. Riparandosi dall’acqua, ci fa cenno di seguirli all’Opium, il locale dove lavora e che ci ha già visti protagonisti di serate (nottate) piuttosto… notturne! Giunti a destinazione ci fermiamo all’esterno, riparati da un balcone, per festeggiare degnamente il Natale spagnolo ingurgitando tutto il frizzantissimo e caldissimo Lambrusco! Auguri! Non contenti, e in preda ai fumi dell’anidride carbonica emiliana, entriamo. A questo punto della storia vorrei farvi notare che lo stomaco di Jessica non aveva più dato segni di cedimento. Inoltre, se la regola per bere senza star male è mescolare il meno possibile alcolici diversi tra loro, direi che l’abbiamo rispettata in pieno: vinaccio prima, vinaccio dopo. Stavolta però con l'aggiunta di Coca cola, in quello che qui definiscono come (il temibilissimo) calimocho. Forse questa regola va rivista. Comunque è il 24 dicembre, siamo in Spagna, siamo in un disco pub stracolmo come fosse sabato sera, siamo allegri, in buona compagnia e il dj mette i Black keys, figata! Quindi non pensiamo più allo stomaco. Anzi, non pensiamo proprio più. Ma si sa, quando ti diverti il tempo vola, presto arrivano le 8 e pian piano l’Opium si svuota. Salutiamo Carlos e ci avviamo verso casa per la nostra cenetta di pesce. Diluvia anche più di prima.

Arriviamo a casa completamente fradici e ancora un po’ balordi, ma la stufetta elettrica e una doccia bollente sistemano tutto. O quasi… Dopo aver chiamato velocemente i nostri genitori su Skype, mettiamo una drammatica playlist di Natale trovata su Youtube e ci piazziamo in cucina a preparare tutto. Jessica dirige le operazioni, io cerco di aiutarla senza fare troppi disastri. Tutto pronto, se magna! Prima i crostini al salmone, poi le cozze e i gamberoni, e non contenti stappiamo anche un bianco della Rioja (la regione spagnola rinomata per i vini buoni, un po’ come la nostra Franciacorta). Purtroppo però, subito dopo la ‘mpepata e prima dei croccantissimi biscottini al cioccolato, Jessica accusa nuovamente dolori allo stomaco. In men che non si dica eccola nuovamente in bagno, china sul water in versione esorcista. Ma senza padre Merrin a redimerla.

Ore dopo, espletate le varie (dis)funzioni, proviamo a consolarci con una puntata doppia di Star Trek: “L’ammutinamento”. Nell’episodio, l’integerrimo e glaciale signor Spock si impossessa clamorosamente dell’Enterprise. Sottoposto a un istantaneo processo mostra a sua discolpa un video alla giuria, composta praticamente dal solo capitano Kirk, belloccio come non mai. Nel filmato, ahinoi, vengono però riutilizzate le immagini del pilot della serie. Capolavoro degli sceneggiatori, neanche quelli di Boris avrebbero saputo fare peggio. Questo dramma cinematografico viene tuttavia giustificato con degli espedienti narrativi imbarazzanti, del tipo: «questo video è stato proiettato dagli abitanti di Talos IV!». Meta-trash allo stato puro. In ogni caso alla fine dell’episodio Jessica sta meglio, andiamo a nanne.

Il giorno dopo le incomprensioni digestive sembrano risolte, ma per non ripetere gli stessi errori ecco il menù di Natale: riso in bianco e acqua. Dopo questo lauto banchetto facciamo gli auguri a mezzo mondo tra Facebook, sim spagnole e sim italiane. Infine, giretto in centro per bancarelle e ancora un paio di episodi di Star Trek. Ormai non possiamo più farne a meno, saranno i costumi, sarà l’umorismo di Spock, ancora non capiamo questo colpo di fulmine.

Sapevamo sarebbe stato un Natale diverso, ma diverso a volte vuol dire diverso anche dal concetto di diverso che abbiamo. Mmm forse quest’ultima frase non aveva senso.. fa niente, ancora auguri a tutti!
M.M.

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