Google+ Viaggio Senza Vento: novembre 2013

sabato 30 novembre 2013

MUSICA - Another year in The wall...



Il 30 novembre 1979 veniva pubblicato l'ultimo grande capolavoro dei Pink Floyd. Successore di Animals, è il primo disco quasi completamente composto da Roger Waters prima del controverso The final cut della sua travagliata dipartita. Concept altamente simbolico sotto forma di doppio disco, è l'album che ha consacrato definitivamente il successo planetario dei quattro londinesi e che ne ha anche segnato l'apice prima del lento declino. Abbandonata quasi completamente la psichedelia, il disco mette a nudo diverse tematiche tra le quali l'educazione, la guerra, l'isolamento delle rockstar rispetto al proprio pubblico e al resto del mondo. Il tutto narrato attraverso le tormentate vicissitudini interiori di Pink, un'individuo che incarna tutte le paure e le angosce dello stesso Waters: dalla madre iperprotettiva agli insegnanti intransigenti, passando per la morte del padre avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Opera pensata e strutturata in relazione al film omonimo, contiene brani che sono entrati di diritto nella storia del rock e non solo: Another brick in the wall Pt.2, Hey you, Comfortably numb, per citarne alcuni.

Buon 34° compleanno a The wall!


venerdì 29 novembre 2013

VIAGGI - Tra Oceano e Montagne, lo sguardo eterno della Natura




Ci sono posti che racchiudono ed emanano strane sensazioni, quasi che avessero un’energia tutta loro. Forse è solo suggestione dovuta a scenari mozzafiato, che neanche il più abile dei paesaggisti saprebbe immaginare così magici, o forse è la natura stessa che emana il suo respiro da milioni di anni. E in qualche modo noi lo percepiamo.


È questo il caso di Liencres e delle sue dune.


Tutto era nato da una giornata fredda ma incredibilmente soleggiata. Abbiamo così deciso di salire sulla nostra intramontabile Honda (Ribattezzata la Vecchia Betsy) e partire per una gita verso ovest, seguendo la costa cantabra alla ricerca di una spiaggia di surfisti da fotografare. Già pochi chilometri dopo essere usciti dall’interland di Santander avremmo dovuto capire che quello che avremmo incontrato non sarebbe stata la “solita” spiaggia di surfisti. 



Il landscape della Cantabria è molto più simile a quello della Gran Bretagna che della Spagna. Fin qui niente di nuovo, quasi tutta la costa nord della Spagna è formata da un territorio caratterizzato da altipiani ondulati che vengono bruscamente interrotti da scogliere a strapiombo sull’Atlantico. Altipiani che ospitano pascoli verdissimi, d’altro canto il clima qui è questo: temperato, piovoso. Quindi non ci siamo stupiti nemmeno quando, durante il tragitto da Santander a Liencres, abbiamo attraversato villaggi che nulla hanno a che spartire con la cultura e l’architettura spagnola, ma sembrano un distaccamento della verde Irlanda, tetti ripidi colorati e taverne in legno compresi. 




Ma dopo esser scesi in alcune baie meravigliose, alcune di esse antichi luoghi di culto cristiano, è dopo aver superato per errore il piccolo agglomerato di Liencres che abbiamo scovato un sito che ricorderemo a lungo… Dalla strada principale, “alta”, lontano da ogni centro abitato, una deviazione scende in direzione mare. Incuriositi l’abbiamo imboccata lasciandoci alle spalle una nuda parete di roccia bianca per incontrare uno scurissimo ma incantevole bosco di pini marittimi. Sbucati da questa macchia una vista mozzafiato… La conformazione ci è parsa molto simile a quella di altri spot cantabri (o baschi…): ampio parcheggio, furgoni Volkswagen con ragazzi e ragazze di ogni età, dai 15 ai 50, che si preparano per affrontare l’oceano o che combattono l’aria gelida dopo aver passato ore in acqua.
Ma sono l’ampiezza e lo sfondo di questo quadro che lasciano esterrefatti. A perdita d’occhio una spiaggia completamente piatta accarezzata da lunghissime onde regolari che “rompono” lontanissime dalla costa e lentamente la raggiungono. 


Da contorno un paesaggio a dir poco surreale, esotico e selvaggio ma allo stesso tempo incantato, dove due ambienti molto diversi tra loro si incontrano e si fondono in un connubio più unico che raro. È come se l’alta montagna fosse scesa per abbracciare l’oceano, o quest’ultimo cerchi di risalire la terra ferma per raggiungere le vette innevate della Cantabria. Ciò che nasce dall’incontro tra questi due climi totalmente diversi è una striscia di terra larga poche centinaia di metri ma lunga chilometri e chilometri. E il risultato di questa fusione, situato tra la spiaggia e le buie pinete di pini marittimi, è qualcosa di stupefacente, fuori dal tempo e dallo spazio: un deserto di dune, a perdita d’occhio, interrotto e colorato solo da una vegetazione bassa, a macchie, piegata ai voleri del vento. Addentrandoci e scavalcando una duna dopo l’altra grazie a pseudo-sentieri ricavati tra vegetazione e sabbia, abbiamo incontrato piccole piante grasse, funghi e conchiglie. Nessun animale, nessun uccello, nessun insetto, solo vento e silenzio in una coesistenza di ambienti che ha del surreale.




Ma non è tutto. Ad ogni passaggio tra una duna e l’altra basta alzare lo sguardo verso il mare per essere ipnotizzati dagli enormi faraglioni che dominano l’orizzonte, lontani, imperiosi e fieri tra le inquiete acque dell’Atlantico. Provare ad immaginare da quanti milioni di anni combattono l’erosione dell’acqua e del vento è qualcosa che farebbe girare la testa a qualsiasi mente, anche la più fredda e cinica. Perché sono proprio lì, è chiaro che ti osservano silenziosamente sussurrano la piccolezza dell’umanità di fronte all’infinità del tempo. 


Come non bastasse, girando il capo in direzione opposta ai faraglioni, sullo sfondo non ben definito a causa della troppa luce, eccole: le cime delle montagne della Cantabria, completamente innevate, severe, a ribadire lo stesso concetto: “Non siete nessuno piccoli uomini. Passerete in fretta come molti altri prima di voi, ma noi saremo ancora qui a sfidarci a distanza, a resistere alle bufere di neve e alle mareggiate. Noi siamo i padroni della terra. Noi siamo la Terra.”


mercoledì 27 novembre 2013

MUSICA - Buon compleanno a Jimi Hendrix!




Se fosse ancora tra noi oggi, 27 novembre, Jimi Hendrix compirebbe 71 anni. Chitarrista, cantante (anche se controvoglia), cantanutore dal carisma infinito, rientra in quella categoria di artisti riconosciuti e apprezzati da TUTTI. Leader not follower, è uno dei pochi che è riuscito a INNOVARE veramente, spostando in là il confine del rock e della musica tutta, grazie alle infinite sfumature che arricchiscono il suo sound. Rock, Hard rock, Blues, Funk, tanta melodia, Punk e Psichedelia, si fondono tra loro alla perfezione in una manciata di dischi e brani che arrivano dritti dove devono arrivare: all'anima. La tecnica stratosferica con la quale eseguiva o registrava, infatti, non è mai stata fine a sé stessa, ma al contrario sempre posta al servizio del feeling e del groove.
Vita sregolata e al limite, muore soffocato dal suo vomito dopo un cocktail di alcol e tranquillanti, inaugurando il "club" dei J27, i geni scomparsi durante il loro 27° anno di vita (Jim Morrison, Janis Joplin e Brian Jones).
Animale sul palco, celebre per i suoi assoli infiniti nei quali stuprava la sua Fender Stratocaster, ma perfezionista in studio, a tal punto che la leggenda narra impiegasse anche due settimane per registrare un solo che suonasse come voleva lui. Rockstar maledetta da un lato, professionista dall'altro, romantico nel senso più ampio del termine nelle sue composizioni: difficilmente la storia del rock conoscerà un personaggio che lo superi.

martedì 26 novembre 2013

ARTE - Artoteche, arte... in affitto!



Il termine Artoteca (coniato e brevettato nel 1957 dal gallerista danese Knud Pedersen) designa una raccolta, una collezione di opere d’arte messe a disposizione del pubblico per essere noleggiate dietro il pagamento di un canone.
Si tratta di un tipo di istituzione che appartiene di norma a enti pubblici o privati, con o senza scopo di lucro, fondata con il preciso obbiettivo di rinnovare il rapporto di fruizione artistica, aprendo il mondo dell’arte a una pluralità di individui che altrimenti difficilmente si accosterebbero ad esso, principalmente per ragioni economiche.

I primissimi prototipi di istituzioni volte al noleggio e al prestito delle opere d’arte, seppure non ancora strutturate nell’accezione odierna di artoteca, nascono in Germania, già all’inizio del Novecento. Di quì, entro la metà degli anni ’50, si diffondono in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, dove troviamo le prime organizzazioni specializzate nel prestito di opere d’arte (prevalentemente contemporanea); tra gli anni ’60 e ’70 anche in Francia e Olanda (paese in cui questa attività pare aver raggiunto la massima diffusione) si diffondono istituzioni che operano nello spirito delle artoteche.
Inizialmente le opere disponibili per il prestito si limitano a grafica numerata, serigrafie, incisioni, acqueforti, fotografie, multipli. In un secondo momento il servizio si estende anche a dipinti e sculture, fino ad arrivare, in tempi recenti, a includere anche la possibilità di affittare installazioni e video.
Il fondo di opere viene di regola costituito attraverso acquisti o donazioni da parte degli artisti o dei loro eredi, ma non si esclude la possibilità di istituire collaborazioni e convenzioni con gli artisti (specialmente i giovani e gli emergenti) - che possono mettere a disposizione le proprie opere al fine di promuovere la propria arte - e, perché no, con i musei, i quali spesso possiedono tesori sepolti nei loro magazzini, in attesa di trovare spazi espositivi adeguati.
L’obiettivo principale delle artoteche, dopotutto, è quello di favorire la conoscenza diffusa e orizzontale dei linguaggi artistici, incoraggiando inoltre il superamento di quelle barriere di natura sociale, economica e culturale che spesso rendono inaccessibile il mondo dell’arte (e in particolare dell’arte contemporanea).



Le modalità di noleggio variano da Paese a Paese e in base alla natura dell’istituzione che offre il servizio. In generale il pubblico (privato cittadino, azienda o ente) ha la possibilità di noleggiare una o più opere per un periodo limitato di tempo che va dalle 24 ore ai 12 mesi. Quasi sempre è prevista una quota annua di adesione (spesso una cifra irrisoria, compresa entro i 50 euro). Il canone d’affitto varia in base al periodo e alla natura dell’opera, può essere anche modico, in certi casi addirittura gratuito. Non di rado inoltre si offre la possibilità di acquistare l’opera riscattandola al termine del periodo di noleggio.
In Europa riscontriamo principalmente due tipi di modelli: il modello biblioteca, in cui le opere acquistate dall’artoteca hanno lo status di bene pubblico e possono quindi essere cedute in prestito ma non vendute; e il modello galleria, in cui le opere, non sempre acquistate dalla galleria, ma spesso consegnate in deposito dall’artista, che ne resta il proprietario, possono essere date in prestito ed eventualmente vendute.
Ponendosi come terza alternativa ai due classici modelli di accesso all’arte - fruizione pubblica (prevalentemente museale) e fruizione privata (tramite l’acquisto) - le artoteche permetterebbero di ovviare ai limiti dell’una e dell’altra: la prima presenta il limite di un tipo di fruizione rapida, superficiale ed estemporanea, la seconda è vincolata dal presupposto della necessità di una certa disponibilità economica da parte del fruitore.

Detto questo, ci sembra che il sistema artoteca svolga (all’estero) e possa svolgere (in Italia) più di una funzione, offrendo non pochi vantaggi per tutti gli attori che ne sono coinvolti: da un lato contribuiscono ad accrescere l’accessibilità dell’arte contemporanea per il grande pubblico, superando le barriere culturali, economiche e psicologiche che ne ostacolano la fruizione; dall’altro aiutano gli artisti, soprattutto i giovani e gli emergenti, ad acquisire notorietà anche al di fuori delle gallerie d’arte commerciali.
Non solo l’artoteca può divenire un potente strumento di divulgazione dell’arte, ma può rappresentare anche un mezzo di promozione del collezionismo: portare a casa un'opera d'arte significa stabilire con essa un rapporto di familiarità, una specie di legame emotivo che crea la necessità di prendere in prestito altre opere o di acquistarne (una nuova frontiera per avviare al collezionismo anche chi non dispone nell’immediato dei mezzi economici necessari?).
Inoltre, la possibilità di fruire delle opere attraverso un confronto diretto e prolungato, in una dimensione domestica e quotidiana favorisce un arricchimento sul piano della conoscenza e della sensibilità verso l’arte, in questo senso l’artotreca svolge quindi un ruolo pedagogico ed educativo, favorendo l’affinamento del gusto estetico e la conoscenza dei linguaggi artistici contemporanei.
L’artoteca come spazio fisico potrebbe altresì essere pensata come un luogo d'incontro, un centro culturale dove ognuno può avere l’occasione non solo di noleggiare opere d’arte, ma anche di conoscere gli artisti che le hanno realizzate, attraverso mostre, conferenze, attività didattiche.
Il mercato a cui l’artoreca si rivolge, inoltre, non è solo quello del privato cittadino, ma anche quello aziendale: piccole e grandi imprese non possono che trarre vantaggi da un servizio di questo genere. Possedere opere d’arte che abbelliscono gli ambienti dell’azienda, può portare un significativo riscontro d’immagine su di essa, ma spesso il canone di investimento richiesto non è compatibile con il budget di spesa della stessa. Avere la possibilità di noleggiare le opere a basso costo (e di fruire di un servizio di consulenza) supplisce ottimamente a questo problema e appare una scelta ancor più sensata se si pensa che offre anche la possibilità di rinnovare periodicamente gli allestimenti (senza contare la deducibilità del canone di noleggio in maniera parziale o totale in rapporto alla legislazione fiscale dei singoli Paesi).


Il noleggio, l’affitto o il leasing sono ormai una consuetudine diffusa, che permette a chiunque di accedere alla fruizione di diversi prodotti e servizi (dall’affitto di un appartamento al noleggio di un auto, dalla locazione di un terreno al leasing per un’attrezzatura specializzata, dal prestito di un libro all’affitto di uno strumento musicale… ecc.). Cionostante il noleggio di opere d’arte in Italia è ancora una pratica pressochè sconosciuta, anche se i vantaggi dell'artoteca sono lampanti. La speranza è di riuscire a colmare presto il divario, riuscendo presto a metterci al pari con il resto d’Europa anche sul piano delle artoteche.