Continua
il nostro viaggio alla scoperta delle coste cantabre.
Dopo giorni di pioggia,
finalmente esce il sole ed è subito primavera! Non ci facciamo pregare: in
dieci minuti siamo fuori di casa, la Vecchia Betsy ci aspetta nel parcheggio.
Scegliamo di andare nuovamente verso Ovest: le dune di Liencres ci avevano lasciati a bocca aperta,
ma sapevamo che la Cantabria poteva stupirci ancora!
L’obbiettivo
questa volta è Suances, un paese a soli 40 minuti da Santander, ma come sempre
ci facciamo guidare più dall’istinto che dalle mappe e anche stavolta siamo stati premiati.
Poco
dopo Liencres il paesaggio che ci si presenta difficilmente può essere
descritto a parole! Un infinito sfumare
di verdi colline nel blu dell’oceano, con il bianco delle montagne innevate a
fare da sfondo e ampie intrusioni d’acqua salata nel bel mezzo delle valli.
Più
avanti ci imbattiamo in una spiaggia deserta e decidiamo che è ora
di pranzo. Volendo rendere giustizia alla natura selvaggia di quel luogo non
intendiamo accontentarci di un semplice panino, anche perché sarebbe
impossibile trovarlo in quel all-over di natura in cui ci trovavamo… Per
fortuna siamo “attrezzati”, se così si possono definire una vecchia padella
pronta a tutto e una latta di fabada
nel baule della Betsy!
Apriamo
una piccolissima parentesi sulla fabada... Si tratta di un piatto tipico asturiano a base di fagioli
bianchi, molto simile alla nostra fagiolata ma con l’aggiunta di gustosissimi
pezzi di chorizo (la
famosa salsiccia speziata spagnola), morcilla (sanguinaccio
secco, stagionato e affumicato), prosciutto di spalla, lardo (o pancetta).
Raccolte un po’ di legna e foglie secche, prepariamo un braciere sulla
spiaggia con qualche pietra trovata lì vicino e accendiamo in men che non si
dica un fuocherello. Dieci minuti e la fabada
è pronta… Il
miglior pranzo in riva al mare che si possa immaginare! Una via di mezzo tra Cast Away e Trinità...
Due
passi per sgranchirci un po’ e fotografando i faraglioni di fronte alla spiaggia
ci accorgiamo di non essere soli: piccolo come un puntino nell’immensità della
roccia, un vecchio pescatore prepara canna ed esche. Non abbiamo idea di come
sia riuscito ad arrivare fin là, ma ci sembra la sintesi perfetta del rapporto
uomo-universo: un granello di sabbia nella grandiosità della natura.
Il
viaggio continua fino a Suances, la nostra meta. Il paese in sé non ha niente
di particolare e unico, uno dei tanti sulla costa cantabra sorto in una baia
tra due promontori. È il paesaggio, come sempre, il vero protagonista.
Decidiamo quindi di scendere verso il mare e guidiamo fino a quando non è più possibile
proseguire in auto, allora parcheggiamo la Betsy e ci avventuriamo a piedi.
Molto
presto intorno a noi non c’è nient'altro che verde, fino all’orizzonte, in
ogni direzione, nessuna costruzione, nessun uomo, nessun animale (se non
contiamo una lumaca gigante scampata per un pelo alle nostre scarpe).
Un
dolce saliscendi di soffice erba che conduce solo all’oceano, un luogo archetipo
in cui il tempo è scandito solo da il sorgere e il tramontare del sole e in cui
l’unica musica che ci è dato ascoltare è quella prodotta dal soffio del vento e
dall’infinito spumeggiare delle onde.
Il
solo punto di riferimento è il blu, ma quando lo raggiungiamo scopriamo che non
ci attende nessuna spiaggia: la campagna si restringe fino a diventare un
promontorio a picco sull’acqua; alle nostre spalle l'altipiano di prati incontaminati, davanti a noi e in tutte le altre direzioni solo oceano, fino
all’infinito.
Realizziamo in un attimo quanto logico dovesse sembrare in tempi remoti che la Terra finisse là, dove
solo una linea orizzontale separa il cielo dalle acque.
Si
conclude così questa nostra avventura, in un’immersione panica nella natura,
per sentirsi onda, erba, vento.
P.s. Non preoccupatevi, dopo un po' cominciava a fare freschino e siamo tornati a casa...
JessB
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