Lo
sapevate che in un paesino di soli 2500 abitanti sulla costa cantambra si
nasconde un’incredibile opera dell’architetto spagnolo Antoni Gaudì? Nemmeno
noi! Lo abbiamo scoperto grazie a due couchtsurfers argentine che abbiamo
ospitato per una notte. Julieta e Micaela sono in giro per l’Europa da sette
mesi alla ricerca di cose belle da vedere
e da vivere. Due ragazze così solari, aperte e simpatiche che pur essendo rimaste
con noi solo due giorni, ci sembra di conoscerle da una vita!
Volevamo far loro
da guida tra le meraviglie di Santander, e così è stato naturalmente: ormai
conosciamo bene la città e le passeggiate, è vero, sono sempre quelle (i paesaggi
selvaggi verso il faro, la penisola del Palazzo della Maddalena, il centro, le
spiagge) ma non ce ne stanchiamo mai! Saranno l’eterno mutare dell’oceano, della
luce e dei colori, o forse l’atmosfera quasi magica che si respira, sta di
fatto che, lo stesso panorama non è mai uguale al giorno prima. Per questo,
anche se dal balcone possiamo vederla, questa immensa distesa archetipa, che
qui chiamano La Mar (come se fosse una madre o una dea), non riusciamo a starle
lontano per più di due giorni e quando abbiamo ospiti, che siano amici vecchi o
nuovi o futuri, non vediamo l’ora di condividere con loro queste emozioni. E
poi si sa, quando devi “fare da cicerone” riscopri la tua città, noti
particolari che ti erano incredibilmente sfuggiti, cogli nuovi significati
negli aneddoti che già conoscevi, impari ogni volta qualcosa di inaspettato. Forse
perché presti maggior attenzione, forse perché ogni volta la guardi con occhi
diversi.
Insomma,
anche con Julieta e Micaela ci siamo divertiti a far da guide turistiche, ma
questa volta è successo qualcosa che non ci aspettavamo: il secondo giorno sono
state loro a guidare noi alla scoperta di un pueblito a solo un’ora di bus da
casa, piccolo ma così ricco di arte, architettura e storia che non potevamo
credere di essercelo lasciato sfuggire! Sveglia all’alba (che qui significa le
otto e mezza), zaini in spalla e via, direzione Comillas. È l’8 gennaio, ci sono un
sole splendente e 20°, la giornata comincia benissimo!
Appena
arrivati abbiamo capito che si trattava veramente di un paesino ricco di sorprese,
tra stradine medievali, palazzi ottocenteschi e le tipiche architetture
spagnole con facciate di ispirazione araba e inserti in ceramica; montagne
innevate a sud-ovest e oceano a nord. In Italia lo definiremmo “un paese di due
anime”, eppure se lo volete visitare avrete bisogno di almeno una giornata
piena.
Vale sicuramente la pena di vedere l’Universidad Pontificia, El
Cemeterio e la Fuente de los Tres Caños (vi consiglio di riempirvi le borracce
con l’acqua di questa fontana perché è davvero buonissima). Ma i tesori di
Comillas sono il Palacio de Sobrellano con la sua Cappella Pantéon e
soprattutto El Capricho di Antoni Gaudì.
Tutto
ebbe inizio con il Palacio de Sobrellano, commissionato dal Marqués de Comillas
all’architetto catalano Joan Martorell nel 1881. Joan Martorell si occupò della
splendida struttura in stile neogotico modernista, ma affidò la progettazione
degli arredi per la cappella al suo giovane assistente: Antoni Gaudì. Il suo
lavoro piacque così tanto che il cognato del Marchese, Maxìmo Diaz de Quijano,
decise di affidagli il progetto di una villa estiva da costruirsi proprio a
lato del Palacio de Sobrellano. Il risultato ovviamente è spettacolare, ed è
tanto più interessante se consideriamo che si tratta di una delle prime opere gaudìniane,
preludio di tante altre realizzate soprattutto in Catalugna (fanno eccezione
solo El Capricho, la Casa Botines e il Palacio Encantado, rispettivamente a
Comillas, León e Astorga).
Ora,
non preoccupatevi, non vi annoierò con i dettagli architettonici e di stile, come
l’alternanza tra le suggestioni orientali e le influenze medievaleggianti, come
l’utilizzo di volumi rettangolari che si scioglieranno solo anni dopo nelle
sinuose linee curve che caratterizzano le opere successive dell’architetto o
come la particolarità dell’ingresso costruito come un tempietto composto da
quattro colonne di pietra i cui capitelli sono decorati con uccelli che
riposano su foglie di palma. E sicuramente non vi interesserà sapere che si
riscontra qui la predilezione di Gaudì per materiali come la ceramica
invetriata e il ferro battuto, quindi non mi dilungherò nemmeno sull’uso del
legno per i rivestimenti interni e sul senso di orizzontalità che i mattoni e
le piastrelle sulle pareti esterne donano all’edificio in contrapposizione
con la verticalità di alcuni elementi costruttivi. Di sicuro se mi lasciassi
trasportare vi parlerei degli arredi, studiati ad hoc per la casa, della
disposizione degli ambienti nobili al primo piano e di servizio al seminterrato,
dell’introduzione dell’elemento a torretta-belvedere che poi tornerà sempre
nelle opere di questo geniale architetto, ma non farò nulla di tutto ciò… ops…
troppo tardi! :v
Bene,
adesso che sono riuscita subdolamente a propinarvi nozioni che probabilmente
interessano solo a me e ad altri 2 o 3 appassionati di arte, possiamo passare
agli aneddoti.
Per
esempio, lo sapevate perché i girasoli sono il principale motivo decorativo
delle piastrelle che rivestono l’esterno? Perché Gaudì, ispirandosi al movimento
di questo fiore, ha concepito la pianta dell'edificio in modo che le attività
quotidiane seguissero gli spostamenti del sole. Così gli spazi destinati alle
attività mattutine sono orientati verso sud, mentre quelli occupati nel
pomeriggio sono orientati verso ponente.
E
lo sapevate perché i balconi hanno panchine integrate nella ringhiera? Perché
in questo modo chi si siede su di esse può comodamente contemplare… non il
paesaggio, bensì la struttura stessa!
A
proposito di questo… chi è quell’uomo seduto in giardino? È una statua dello
stesso Gaudì che contempla la sua opera (quando si dice la modestia!).
E
come mai la casa è chiamata El Capricho (Il Capriccio)? Il suo vero nome è
Villa Quijano, ma gli fu attribuito il nome “Capriccio”, tenendo conto della
passione per la musica di Máximo Díaz de Quijano, musicista dilettante. Per
questo stesso motivo Gaudì ha disseminato alcuni ambienti di elementi
decorativi a tema musicale. In una delle vetrate del bagno per esempio troviamo
un uccello rapace posato sui tasti di un pianoforte e un’ape che suona una
chitarra.
Chiudiamo
qui il racconto di questa nostra gita, una delle tante alla scoperta di questa
terra meravigliosa in cui viviamo, la Cantabria, e vi lasciamo con qualcuna
delle nostre foto da turistas… entre comillas (turisti tra virgolette).
Comillas |
Comillas |
Fuente de los Tres Caños |
Palacio de Sobrellano |
Palacio de Sobrellano e Universidad Pontificia |
Palacio de Sobrellano, Cappella Pantéon |
Antoni Gaudì, El Capricho - Torretta belvedere |
Antoni Gaudì, El Capricho - Giardino |
Antoni Gaudì, El Capricho - Ingresso |
Antoni Gaudì, El Capricho - Capitello |
JessB
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