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lunedì 25 novembre 2013

CINEMA - Essere Charlie Kaufman




Charlie Kaufman è uno sceneggiatore. Non solo, è lo sceneggiatore della propria vita e delle nostre. Nelle sue opere vanno in scena quelle ansie, quelle paure, quelle frustrazioni che chiunque di noi ha dovuto o dovrà affrontare in determinati momenti della propria vita. Stiamo parlando dei rapporti umani, in particolare familiari: il rapporto marito-moglie, quello genitore-figlio; ma non solo: l’insoddisfazione di sé stessi anche quando si è raggiunto il successo, la condizione umana (esemplare in questo senso Human Nature), il senso della vita e naturalmente la paura della morte. Il tutto reso con una visionarietà che è sua soltanto. Attraverso le sceneggiature di Kaufman, le storie evolvono non in maniera lineare, ma su più livelli narrativi, spesso a matrioska, costruendo così un cinema visionario, psichedelico, e costringendo frequentemente lo spettatore ad assumere diversi punti di vista. 

EssereJohn Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa, Eternal sunshine of a spotless mind (ci rifiutiamo di riportare le barbarie della traduzione italiana) e tutti gli altri hanno come tema delle storie a tratti autobiografiche, dove il protagonista - spesso un personaggio che ha a che fare con la creazione artistica – si trova faccia a faccia con le proprie paure e insicurezze, in una fusione tra realtà e finzione che si mescola sovente all’opera stessa a cui Kaufman sta lavorando (ne è un chiaro esempio Il ladro di orchidee). La sua è una meta-narrazione cervellotica, affascinante proprio per la grande sincerità con la quale mette a nudo le debolezze più profonde dell’animo umano.

Quasi sempre ci troviamo di fronte a personalità insoddisfatte della propria vita e di sé, i cui sforzi per migliorare la propria esistenza non fanno che peggiorare la situazione. I malcapitati si trovano così invischiati come pesci in una rete: più si agitano, più la trappola diviene fatale; destinati ad andare alla deriva senza possibilità di riscatto. Non ci è difficile immaginare che questi uomini, divorati dal loro stesso genio creatore, siano un riflesso più o meno delineato della personalità dello stesso Kaufman: animi poco coraggiosi, incapaci di affrontare gli alti e i bassi della vita, caratteri introversi che si rinchiudono nelle proprie paure riuscendo solo a ingigantirle inesorabilmente.

Come se non bastasse, i lungometraggi da lui sceneggiati, riescono anche nel delicato compito di rivolgersi ad un pubblico eterogeneo e divertirlo. Ed è proprio questa la grandezza delle sue opere: la deflagrazione dei generi, la capacità di mescolare in uno stesso film dramma, thriller, noir e commedia, perseguendo sempre un unico scopo, come egli stesso dichiara: «I want to create situations that give people something to think about».

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