Google+ Viaggio Senza Vento: CINEMA - Il mito di Dracula

lunedì 18 novembre 2013

CINEMA - Il mito di Dracula






Sarà stata l’atmosfera di Halloween, o la lettura del capolavoro di Stoker che mi ha messo appetito, sta di fatto che senza accorgermene in meno di un mese ho ingurgitato praticamente tutte le versioni cinematografiche di Dracula. Tutte no, solo le più rilevanti, almeno secondo le classifiche del web. È stato curioso comunque notare come la stessa storia assume connotati e modalità narrative molto diverse a seconda delle epoche e del pubblico alla quale è stata sottoposta. Con ordine: il primordiale Nosferatu del 1922 è una riproposizione molto approssimativa del romanzo, con infinte variazioni e semplificazioni. È un film muto, in bianco e nero, realizzato con strumentazioni antidiluviane. Capolavoro di avanguardia per i cinefili, di difficile digestione per tutti gli altri. Già la versione del ’31 con Bela Lugosi (esatto, quello della canzone dei Bauhaus) inizia a segnare i dettami che diventeranno poi punti fissi nella filmografia riguardante il romanzo di Stoker. Un mezzo buco nell’acqua invece l’episodio del ’58, il primo di una lunga serie con Cristofer Lee nei panni del Conte Vlad. Buone le intenzioni, poco mordente nella riuscita. Il primo vero capolavoro è la versione del 1977per la TV britannica: fedelissimo (a differenza di tutte le versioni citate), inquietante, esplicito al limite dello splatter e con un Louis Jourdan dal carisma infinito. La versione del 1992 di Coppola meriterebbe un saggio a sé solo per decantare le lodi di fotografia, regia, costumi, effetti speciali e le strepitose interpretazioni di Gary Oldman e Anthony Hopkins. L’ultimo vagito del vampiro più famoso della storia arriva dalla pacchianissima serie in uscita in queste settimane sulla NBC. Molto, forse troppo moderna, figlia dei vari Underworld e Twilight, schiava del ritmo forsennato e del voler stupire a tutti i costi, è realizzata con molta cura ma paga il fatto di introdurre troppa carne al fuoco perdendo così il focus romantico/ottocentesco che rende così speciale la storia di Vlad Tepes.


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