«Com'è felice il destino
dell'incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo
dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato
a ogni desiderio»
Da questi versi del poeta inglese
Alexander Pope, nasce Eternal Sunshine of the Spotless Mind, film del 2004
diretto da Michel Gondry; una visionaria riflessione sul potere del destino,
che nulla ha a che fare con la trasposizione italiana del titolo (Se mi lasci
ti cancello), che potrebbe far sembrare la sofisticata sceneggiatura di Charlie
Kaufman l'ennesima commediola americana.
Siamo padroni del nostro futuro? Siamo
in grado di modificarlo a nostro piacimento? Abbiamo potere sul destino o è già
stato tutto scritto?
Non aspettiamoci una risposta
definitiva da questa pellicola: come nei film di impianto psicologico meglio
riusciti, ognuno di noi può trovare la propria.
Jim Carrey e Kate Winslet sono Joel e
Clementine. I due si incontrano per la prima volta sulla spiaggia di Montauk
(New York), si innamorano in poco tempo ma, dopo due anni di una turbolenta
relazione finiscono per lasciarsi.
Di qui la decisione di Clementine:
farsi cancellare dalla memoria ogni ricordo riguardante loro storia.
Joel scopre di non esistere più nella
mente di Clementine, proprio il giorno in cui era andato da lei per
riconquistarla, e Clementine inizia una nuova vita. L’unica soluzione per Joel
sembra quella di sottoporsi alla stessa procedura
Si apre così una matrioska di
flaschback, in un continuo susseguirsi di eventi su diversi piani temporali.
Cancellare dalla propria mente un
evento doloroso per risparmiarsi la sofferenza o accettarlo come momento di
crescita e conservare il ricordo di qualcuno che in fondo ci ha dato anche
tanta felicità?
Come avevo anticipato, non
aspettiamoci delle risposte...
Nel labirinto di Eternal Sunshine of
the Spotless Mind ognuno può cercare le sue, in un intreccio di presente e
passati, segnati solo dai diversi colori dei capelli di Clementine: verde,
rosso, arancio e blu a seconda di quale momento della storia stiamo vedendo.
Consiglio questo film perché fa
pensare, perché rende chi lo guarda elemento attivo della fruizione. Senza
soffermarsi sullo pseudoromanticismo della storia d’amore, ci permette di
capire che niente nella nostra vita è superfluo: la gioia e il dolore, i
successi e le delusioni, hanno contribuito in egual misura a fare di noi stessi
ciò che siamo; non c’è nulla che possiamo cancellare, niente che possiamo
dimenticare. E se potessimo, lo faremmo? Non credo… la chiave della felicità,
forse, è lasciare semplicemente che le cose accadano.
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