Inauguriamo
la sezione viaggi partendo dalla città in cui abbiamo vissuto a lungo: Verona.
Splendida città del nord-est italiano, conosciuta soprattutto per l’anfiteatro
Arena, risalente all’epoca imperiale romana, o per i luoghi shakespeariani: il
balcone di Romeo e Giulietta, la Tomba di Giulietta…
In
realtà Verona, attraverso le sue architetture, ci offre ben più di un volto, in
una stratificazione storica che va dall’epoca romana a quella medievale-scaligera,
alla rinascimentale, alla barocca, fino al Novecento e ai giorni nostri.
Contro
ogni logica abbiamo deciso di iniziare con uno degli aspetti meno conosciuti,
anzi, con un aspetto sconosciuto della città: il Barocco. Una serie di post per
esplorare le architetture che disegnano questo volto sconosciuto della città.
Di
Barocco a Verona si parla poco, i più probabilmente confondono il termine
“barocco” con “ridondante”, “sovraccarico” e quindi lo associano immediatamente
a “di cattivo gusto”. Forse proprio per questo la maggior parte
dell’architettura secentesca veronese è stata vittima di una damnatio memoriae che ha condannato a morte non pochi edifici.
Si
tratta, in realtà, di un volto estremamente affascinante, anche se per lo più sconosciuto,
della città: una Verona inedita che va cercata tra le vie e i vicoli del
centro.
Iniziamo
proprio dal centro, dal cuore della vita veronese: Piazza Bra e Palazzo della
Gran Guardia.
L'imponente
edificio si inserisce, nelle motivazioni che ne hanno stimolato la costruzione,
all'interno di un progetto più ampio di riqualificazione dell'invaso della Bra,
e trova -nell'esito finale - un legame significativo con l'antistante mole
dell'Arena.
La
travagliata storia della costruzione della Gran Guardia a Verona, inizia nei
primi anni del Seicento, quando nel 1609 Giovanni Mocenigo, Capitano di Verona,
inoltra al Senato la richiesta di costruzione di un palazzo di rappresentanza
con il pianterreno destinato alle rassegne d'armi, e il piano superiore
riservato agli esercizi cavallereschi degli Accademici della Filotima.
I
lavori in realtà si interrompono ben presto a causa di fragilità economiche e
finanziarie, per poi riprendere alla fine del secondo decennio del XIX. Non è
semplice dunque discernere l'aspetto attuale da quello originario seicentesco.
La scalinata, per esempio, non era prevista nel progetto iniziale: è stata
aggiunta nell’Ottocento, quando, bonificata Piazza Brà, il livello di calpestio
viene abbassato di più di un metro.
L'architetto
è Domenico Curtoni, autore anche della vicina Accademia Filarmonica.
Considerato ingiustamente privo di particolari slanci creativi e di spiccata
originalità, bollato anche come brutta copia del Sanmicheli (l’architetto che
ha disegnato il volto di Verona nel Cinquecento), in realtà presenta
un'indubbia capacità di comprendere e reinterpretare una relazione
architettonica fra edifici, anche tipologicamente lontani fra loro, come
dimostra Palazzo della Gran Guardia.
Oggi
La Gran Guardia è centro espositivo e congressuale, non ha perso quindi il suo
ruolo di rappresentanza, ma agli armamenti sono subentrate l’arte e la cultura,
che potrebbero e dovrebbero essere il motore della città.
Nel
prossimo post dedicato alla Verona barocca vi parlerò dell’AccademiaFilarmonica.
JessB & ValeriaBigardi
Vedi anche:
Verona e il Barocco – 2. Accademia Filarmonica
Verona e il Barocco – 3. La chiesa di San Sebastiano
Verona e il Barocco – 4. Palazzo Sansebastiani o dei Diamanti
Vedi anche:
Verona e il Barocco – 2. Accademia Filarmonica
Verona e il Barocco – 3. La chiesa di San Sebastiano
Verona e il Barocco – 4. Palazzo Sansebastiani o dei Diamanti
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